Cicatrici della storia e confini invisibili
Riflessione di Marocchino
In confini che sono cicatrici della storia, frontiere che ci dividono
Dove i sogni di altri valgono di più
Divisi da un oceano ma sulla stessa barca sotto lo stesso cielo
Prima classe o meno allo schianto siamo tutti uguali
Due urla che si intrecciano, due destini che si sfiorano
Grido di chi nasce e chi muore
Mentre la guerra ride nel mezzo
Padrona di vite e morti
Tra le macerie la voce di un bimbo
Nato nel posto sbagliato
Terra Santa ma di santo ha niente
Senza nome senza Dio
Carne fredda come il cuore giace al suolo
Cielo grigio umore grigio anche se c’è il sole
Chissà se serve un visto per esplorare la galassia
Perché siamo l’unico essere che ha bisogno di un permesso per viaggiare?
In un geoide, orizzonti aperti
Una mappa diventa la nostra prigione
Con timbri, permessi, muri invisibili
Stranieri sulla carta, e uomini tra gli uomini
Con una bussola legata alla paura
Solo chi è al potere può stabilire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato
Il bene di pochi per il male di tanti
Divisi in chi conosce la pace e chi non conosce la guerra
Con gli stessi occhi che vedono il mondo in un modo diverso
Solo chi è al potere può stabilire il giusto
Quelli che vincono la guerra, diventano la Giustizia
E rimangono sogni che valgono meno di là,
E uomini che valgono solo quanto il timbro sulla carta
Dove la fortuna ti abbandona alla nascita
Ed è questione di fortuna dove nasci
Timbri e permessi
Muri invisibili
Orizzonti aperti
Una mappa che diventa la nostra prigione