Flavia Tritto e Katarina Nesic - at a proximateDISTANCE | spazioSERRA
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Flavia Tritto e Katarina Nesic

A cura di spazioSERRA

Testo critico di Francesco Ferranti

 

Visibile dal 15/06/2021 al 17/06/2021, alle ore 08:00 e alle ore 18:30 (durata variabile)

Opening martedì 15/06/2021 ore 18:30

Stazione Lancetti del Passante ferroviario, Milano

Flavia Tritto (Bari, Italia, 1994) e Katarina Nesic (Vancouver, Canada, 1996) si sono incontrate al Banff Center for Arts and Creativity, dove stavano frequentando rispettivamente una residenza di danza e una di arti visive, e hanno cominciato subito a collaborare. Flavia è un’artista italiana multidisciplinare. Dopo i suoi studi nelle scienze sociali, ha ottenuto il Master in Belle arti alla Central Saint Martins nel 2019. Da quel momento, ha partecipato a diverse esposizioni e residenze internazionali. Katarina è cresciuta a Vancouver, in Canada, nei territori dei popoli Sḵwx̱wú7mesh (Squamish), Səl̓ílwətaʔ (Tsleil-Waututh) e xʷməθkʷəy̓əm (Musqueam). Katerina è una danzatrice professionista e studia Cultural and literary Analysis all’Università di Amsterdam.

Francesco Ferranti (Barga, Italia, 1989) vive e lavora a Milano. Curatore indipendente e critico d’arte, ha studiato Filologia Classica all’Università di Pisa e Pratiche Curatoriali alla Bath Spa University. Ha vissuto sei anni tra Bristol e Londra, dove ha curato eventi e collaborato con artist* quali Prem Sahib, Atabey Mamasita e Rob Hesp. La sua ricerca curatoriale si sviluppa intorno a temi come il site-specific, agency, identità e rappresentazione . È stato curatore della mostra @spe_ctroom, il quale scopo era di mettere in risalto artisti emergenti queer.

at a proximateDISTANCE

at a proximateDISTANCE, dell’artista visiva Flavia Tritto e della danzatrice contemporanea Katarina Nesic, è la prima performance proposta all’interno di venerazioneMUTANTE, la stagione espositiva di spazioSERRA dedicata alla trasformazione delle opere site-specific nel corso della loro permanenza. La performance è divisa in tre fasi, visibili rispettivamente il 15, il 16 e il 17 giugno presso la stazione Lancetti del Passante ferroviario di Milano.
 

“L'intento di at a proximateDISTANCE” scrive Francesco Ferranti nel testo critico che accompagna la performance “è quello di creare un rapporto tra i corpi e le azioni delle artiste e le persone che transiteranno intorno a spazioSERRA, un non-luogo che si configura come un panopticon da cui si vede e si è visti, da cui si controlla e si è controllati”.
 

Atto 1 Dwell out of sight
Le vetrate, cornici che dirigono lo sguardo verso l’interno dello spazio, vengono velate: mutano così la loro funzione e diventano simili a muri. Allo stesso tempo ne viene svelata la presenza: non sono meccanismi invisibili, ma anzi indispensabili alla funzionalità dello spazio. 
Nesic improvvisa all’interno e intorno a spazioSERRA, superando il binarismo tra interno da vedere ed esterno dal quale osservare.  Mentre i gesti performativi di Nesic si dissolvono nel loro susseguirsi, Tritto, muovendosi come un orologio, marca il tempo di questa trasformazione. Partendo dal presupposto che diverse descrizioni creano diverse realtà, la danzatrice intende aprire lo spazio a molteplici alternative di percezione: queering the space.

 

Atto 2 In between there’s always surface 
Nesic si muove dentro spazioSERRA, ma il suo corpo è solo visibile attraverso le azioni che Tritto compie sulla struttura dello spazio. Al pubblico viene richiesto uno sforzo maggiore: deve avvicinarsi allo spazio per vedere al suo interno. 
 

Atto 3 Now we dance 
La struttura di spazioSERRA viene nuovamente svelata, un pezzo alla volta, fino a tornare al suo stato originale. La struttura è ciò che rimane al termine della performance, la traccia del processo resta nell’idea di chi ha assistito.

 

Attraverso l’azione individuale, che si esplicita nella performance, la percezione personale delle strutture, materiali e sociali, si modifica. Scrive Francesco Ferranti, “Partendo dall'idea che ‘Descrivendo un mondo, lo stai creando’ (Stevens 1996), le artiste risponderanno in modo diverso allo spazio, fornendo resoconti diversi, correndo il rischio della vulnerabilità e venendo osservate per lunghe ore nei tre giorni della performance”. Il modo in cui ci comportiamo in uno spazio si modifica a seconda del nostro desiderio di essere visibili o invisibili. Ciò entra in contrasto con l’esposizione reale, che non dipende dal nostro controllo, e ci rende vulnerabili. 

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